Fine primo percorso Shiatsu - Tesina di Gianluca Aresu
Shiatsu Tesina di fine percorso per la qualifica di Operatore Shiatsu di Gianluca Arena
03/07/2016 Una legge giapponese del 1964 definisce lo shiatsu come "... una forma di manipolazione che si esercita con i pollici, le altre dita e i palmi delle mani senza l'ausilio di strumenti, meccanici o d'altro genere. Consiste nella pressione sulla cute intesa a perseguire e conservare lo stato di salute dell'individuo nella sua interezza".
Questa definizione, seppur precisa e adatta ad una descrizione formale per una normativa, risulta povera, limitata, non esaustiva, per chi, come lo scrivente, abbia conosciuto questa pratica facendone esperienza, sia in qualità di ricevente che di operatore.
Il ricevente (uke) e l’operatore (tory) entrano in relazione prima che la pratica inizi. Uke infatti sceglie e accetta di sottoporsi al trattamento con un duplice atto di fiducia, nella pratica e in tory. In questo modo "abbassa" le barriere del proprio spazio personale permettendo di entrare in contatto col corpo. Tory è consapevole della delicatezza del compito e del privilegio concessogli e ogni suo atto mentale e comportamentale esprime rispetto per il mondo rappresentato dalla persona che giace dinanzi a lui. In altre parole, i due si aprono ad una forma intima di contatto e di rispetto.
Durante la pratica poi, tory, nella continua ricerca della perpendicolarità, del giusto ritmo e dell'intensità del peso portato, ascolta il corpo di uke e ciò che questo gli concede senza forzare, senza pensare a ciò che dovrebbe essere, ma assecondando ciò che può avvenire o che è pronto ad esprimersi, a manifestarsi. In questo senso tory è assente: non porta forza, le sue braccia tese portano la "caduta" del peso del corpo; non giudica come dovrebbe essere o come dovrebbe rispondere alla pressione il corpo di uke, solo valuta con un ascolto attivo, e se ciò avviene con successo, diventa un facilitatore per il benessere dell'altro. In altre parole, il suo é un agire senza fare, un agire secondo natura.
In questa condizione uke stesso ha l’opportunità di connettersi con il proprio corpo, con le sensazioni fisiche, ma anche con quelle interne, emozionali e cognitive. Di molte cose che sono "dentro" di lui, nel procedere del trattamento, uke diventa cosciente.
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Inoltre in chi scrive si è maturata la convinzione che ad un livello inconscio sia la "mente del corpo" che acquisisce conoscenza sul proprio stato e, in funzione di tale conoscenza, reagisca attivando nuovi meccanismi interni per ripristinare equilibrio e benessere.
Nella cornice del trattamento shiatsu dunque avviene un contatto intimo, non già tra due corpi, ma tra due persone, fatto di rispetto, di ricerca dell'altro e di sé: in questa condizione si attiva un canale di comunicazione non verbale dove l’informazione viene veicolata a più livelli e in più direzioni: tory riceve messaggi dal corpo di uke che legge consciamente per adattare la pratica e, nel farlo, ascolta e adegua il suo proprio corpo; uke riceve le pressioni, il tocco, il calore, l’attenzione, il respiro, in una parola l’energia di tory, e riceve in maniera conscia e inconscia le modificazioni che si producono nel corpo, nelle sensazioni, nelle emozioni, nei pensieri.
Quando questo scambio avviene, tory porta simultaneamente l’attenzione in due direzioni: su uke, a cui si sta dedicando, e su se stesso per diventare uno strumento perfettamente bilanciato. Specularmente uke porta l’attenzione a ciò che tory sta facendo e a come lo sta facendo e su se stesso dove sente gli stimoli e le sue proprie reazioni, che per lo più non può controllare ma può ascoltare, valutare, prenderne atto, accettare. Anche quando si rilassa, il rilassamento é solo una morbida attenzione.
In psicologia esiste un utile modello strutturale del Sé che presuppone l’esistenza di tre menti – somatica, cognitiva, di campo – ognuna delle quali lavora a diversi livelli di coscienza: livello primitivo, dell’ego e generativo. Secondo questo modello:
La prima mente è quella del corpo, la mente somatica. Il corpo non è solo una macchina controllata dal cervello, ma possiede un “cervello” proprio. Le esperienze profonde che un individuo vive sono molto differenti da “un sentito dire”, non restano su un livello intellettuale, ma entrano nel corpo: dolore e gioia nascono e hanno vita innanzitutto nel corpo, per questo la mente somatica è considerata la prima mente e la base di tutto il resto. La seconda mente è quella cognitiva – la mente logica e analitica, quella “nella testa”. La terza mente è la mente di campo, la coscienza che circonda l’individuo. Viviamo tutti in campi di esistenza multipli, dinamici e simultanei: storia, famiglia, cultura, ambiente. L’idea di campo è caratterizzata soprattutto dalla posizione percettiva del “noi” (la quarta posizione percettiva: infatti la prima è la propria posizione percettiva, la seconda è quella dell’altro, la terza è quella di un
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osservatore esterno). Il campo relazionale è creato dagli schemi di relazione e dalle interazioni che hanno luogo in questo spazio. La quarta posizione al tempo stesso comprende e trascende le altre posizioni percettive. Ad esempio si pensi alla molecola dell’acqua: essa è composta di atomi di idrogeno e di ossigeno, ma dalla loro interrelazione nasce qualcosa di completamente diverso: l’acqua, appunto.
Restando all’interno di questo modello, ciascuna mente può operare a diversi livelli di coscienza.
Il livello di coscienza ordinario, quello in cui un individuo normalmente vive, è detto livello dell’ego. A questo livello il corpo è solo un qualcosa di cui soddisfare i bisogni e non si è connessi con la propria parte intuitiva, con la propria saggezza interiore, con la mente più vasta. In questo stato si ha una coscienza di sé priva di campo.
Il livello primitivo di coscienza, molto più emotivo e meno lineare con reazioni non pensate. Si può passare a questo livello di coscienza primitivo per colpa di un trauma, quando si perde di vista la propria identità, ma anche a causa di un innamoramento o quando si è preda di un forte entusiasmo. Il livello primitivo può essere funzionale in quanto creativo e generatore di una nuova identità, ma è portatore di un’energia incontrollata. Questo è uno stato privo di autocoscienza.
Il grado di coscienza più alto, in cui si è in grado di eccellere, è quello generativo. È in questo stato che possono avvenire le trasformazioni, che si accede ad una saggezza ancestrale e al coraggio necessario per impugnare le sfide. È in questo livello di coscienza che un individuo oltrepassa i suoi limiti, sviluppa un sé interiore più ricco, crea qualcosa di nuovo. Questo è uno stato di compartecipazione conscia al tutto. Per portarsi a questo livello di coscienza occorre partire dal corpo.
Ora tory realizza il suo lavoro quando é perfettamente centrato, in simultaneo ascolto di sé e fuori di sé, su uke. Tory é rilassato ma non abbandonato, e in relazione con uke contribuisce a creare e fa parte di un campo. Le stesse identiche considerazioni valgono per uke e i due vengono a trovarsi così in una condizione generativa e più o meno
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consapevolmente realizzano qualcosa di nuovo, una nuova conoscenza, che non termina dopo la fine del trattamento, ma prosegue in una elaborazione interiore in ciascuna delle tre menti.
A complemento della definizione normativa citata in incipit, per quanto detto, lo shiatsu é un intimo e rispettoso contatto con se stessi e con l'altro, complementare ed egualitario, una forma profonda di comunicazione non verbale, una fiduciosa danza di distanze, di richieste e di permessi accordati e talvolta respinti, la cornice entro cui é possibile scoprire o ritrovare il proprio centro ed acquisire nuova consapevolezza di sé, del proprio corpo e delle proprie emozioni e sensazioni, una relazione generativa tra due persone che ha effetti prolungati oltre il termine del loro incontro.
Quando lo shiatsu si realizza, si realizza un atto d'amore, dove l'amore é inteso nella sua accezione più vasta.
Tuttavia agli inizi e nel mezzo di un percorso formativo lo shiatsu non si realizza facilmente, si impara per prove ed errori: In qualità di tory, inizialmente si é troppo concentrati su se stessi e sulla memoria di cosa "bisogna fare", in un secondo momento l'attenzione é troppo su uke così che la postura, il controllo di sé e, di conseguenza, la pratica ne risentono. Il lavoro allora diventa occasione e utile esercizio di centratura. Man mano che si pratica, la giusta condizione si trova più spesso e per periodi più lunghi e si affina una sensibilità di ascolto verso uke guadagnando la sensazione di ciò che lo shiatsu é e può realizzare. Specularmente anche in qualità di uke si impara a ricevere: se l'attenzione é rivolta su tory, ad esempio per mantenere una forma di controllo, si perde l'esperienza del trattamento; se invece é troppo su di sé non si apprezza il contatto, la cura, la relazione che si è creata, si può ostacolare il lavoro rifiutando la guida di tory, ad esempio non adeguando il respiro oppure contraendo i muscoli. Se invece uke trova il giusto centro asseconda la guida di tory e assorbe e "legge" ciò che il trattamento va a smuovere.
Con la pratica, riconoscendo i propri errori e affinando la tecnica, aumenta la sensibilità rispetto alle proprie sensazioni e a quelle dell'altro, per cui ci si rende conto che un gesto che susciti anche il minimo turbamento non è solo una indelicatezza ma la rottura di un equilibrio delicato, una "pericolosa" variazione di stato, una perdita di senso. Eppure sul riconoscimento dell'errore é necessario riacquisire il centro, tornare al presente, sgombrando la mente dal pensiero dall'accaduto e da ciò che potrebbe andare male. Per questo occorre che la mente si focalizzi sulle mani, su ciò che è sotto di esse, sullo stato di uke, sul corretto procedere della pratica.
Così semplicemente accade che durante il trattamento si perda e si riacquisisca il centro più volte: questo è il simbolo perfetto di ciò che avviene nel vivere quotidiano, dove diventa possibile trasporre e applicare la capacità di riguadagnare velocemente il centro (accorgendosi di averlo perduto), acquisibile e allenabile con lo shiatsu.
Ancora: con la pratica si fanno i conti con le proprie rigidità somatiche e mentali, talvolta con le eccessive flessibilità, col dolore e con fastidi dovuti a posture non adeguate, incidendo sulla buona riuscita del trattamento e dell'ascolto centrato. Anche questo sfocia in una presa di coscienza sul proprio stato fisico e mentale diventando territorio di lavoro e di miglioramento progressivo di sé.
Dunque nello shiatsu, che si giochi il ruolo di tory o di uke, un avversario c’è (nelle arti marziali si denomina come uke), ma è un avversario interiore, un avversario dal volto velato. Come a dire che in un concetto di benessere integrale, olistico, non si può non essere parte attiva poiché passa attraverso la conoscenza e il dominio di sé e non può essere affidato solamente a dispositivi o interventi esterni.
Gianluca Arena
03/07/2016 Una legge giapponese del 1964 definisce lo shiatsu come "... una forma di manipolazione che si esercita con i pollici, le altre dita e i palmi delle mani senza l'ausilio di strumenti, meccanici o d'altro genere. Consiste nella pressione sulla cute intesa a perseguire e conservare lo stato di salute dell'individuo nella sua interezza".
Questa definizione, seppur precisa e adatta ad una descrizione formale per una normativa, risulta povera, limitata, non esaustiva, per chi, come lo scrivente, abbia conosciuto questa pratica facendone esperienza, sia in qualità di ricevente che di operatore.
Il ricevente (uke) e l’operatore (tory) entrano in relazione prima che la pratica inizi. Uke infatti sceglie e accetta di sottoporsi al trattamento con un duplice atto di fiducia, nella pratica e in tory. In questo modo "abbassa" le barriere del proprio spazio personale permettendo di entrare in contatto col corpo. Tory è consapevole della delicatezza del compito e del privilegio concessogli e ogni suo atto mentale e comportamentale esprime rispetto per il mondo rappresentato dalla persona che giace dinanzi a lui. In altre parole, i due si aprono ad una forma intima di contatto e di rispetto.
Durante la pratica poi, tory, nella continua ricerca della perpendicolarità, del giusto ritmo e dell'intensità del peso portato, ascolta il corpo di uke e ciò che questo gli concede senza forzare, senza pensare a ciò che dovrebbe essere, ma assecondando ciò che può avvenire o che è pronto ad esprimersi, a manifestarsi. In questo senso tory è assente: non porta forza, le sue braccia tese portano la "caduta" del peso del corpo; non giudica come dovrebbe essere o come dovrebbe rispondere alla pressione il corpo di uke, solo valuta con un ascolto attivo, e se ciò avviene con successo, diventa un facilitatore per il benessere dell'altro. In altre parole, il suo é un agire senza fare, un agire secondo natura.
In questa condizione uke stesso ha l’opportunità di connettersi con il proprio corpo, con le sensazioni fisiche, ma anche con quelle interne, emozionali e cognitive. Di molte cose che sono "dentro" di lui, nel procedere del trattamento, uke diventa cosciente.
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Inoltre in chi scrive si è maturata la convinzione che ad un livello inconscio sia la "mente del corpo" che acquisisce conoscenza sul proprio stato e, in funzione di tale conoscenza, reagisca attivando nuovi meccanismi interni per ripristinare equilibrio e benessere.
Nella cornice del trattamento shiatsu dunque avviene un contatto intimo, non già tra due corpi, ma tra due persone, fatto di rispetto, di ricerca dell'altro e di sé: in questa condizione si attiva un canale di comunicazione non verbale dove l’informazione viene veicolata a più livelli e in più direzioni: tory riceve messaggi dal corpo di uke che legge consciamente per adattare la pratica e, nel farlo, ascolta e adegua il suo proprio corpo; uke riceve le pressioni, il tocco, il calore, l’attenzione, il respiro, in una parola l’energia di tory, e riceve in maniera conscia e inconscia le modificazioni che si producono nel corpo, nelle sensazioni, nelle emozioni, nei pensieri.
Quando questo scambio avviene, tory porta simultaneamente l’attenzione in due direzioni: su uke, a cui si sta dedicando, e su se stesso per diventare uno strumento perfettamente bilanciato. Specularmente uke porta l’attenzione a ciò che tory sta facendo e a come lo sta facendo e su se stesso dove sente gli stimoli e le sue proprie reazioni, che per lo più non può controllare ma può ascoltare, valutare, prenderne atto, accettare. Anche quando si rilassa, il rilassamento é solo una morbida attenzione.
In psicologia esiste un utile modello strutturale del Sé che presuppone l’esistenza di tre menti – somatica, cognitiva, di campo – ognuna delle quali lavora a diversi livelli di coscienza: livello primitivo, dell’ego e generativo. Secondo questo modello:
La prima mente è quella del corpo, la mente somatica. Il corpo non è solo una macchina controllata dal cervello, ma possiede un “cervello” proprio. Le esperienze profonde che un individuo vive sono molto differenti da “un sentito dire”, non restano su un livello intellettuale, ma entrano nel corpo: dolore e gioia nascono e hanno vita innanzitutto nel corpo, per questo la mente somatica è considerata la prima mente e la base di tutto il resto. La seconda mente è quella cognitiva – la mente logica e analitica, quella “nella testa”. La terza mente è la mente di campo, la coscienza che circonda l’individuo. Viviamo tutti in campi di esistenza multipli, dinamici e simultanei: storia, famiglia, cultura, ambiente. L’idea di campo è caratterizzata soprattutto dalla posizione percettiva del “noi” (la quarta posizione percettiva: infatti la prima è la propria posizione percettiva, la seconda è quella dell’altro, la terza è quella di un
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osservatore esterno). Il campo relazionale è creato dagli schemi di relazione e dalle interazioni che hanno luogo in questo spazio. La quarta posizione al tempo stesso comprende e trascende le altre posizioni percettive. Ad esempio si pensi alla molecola dell’acqua: essa è composta di atomi di idrogeno e di ossigeno, ma dalla loro interrelazione nasce qualcosa di completamente diverso: l’acqua, appunto.
Restando all’interno di questo modello, ciascuna mente può operare a diversi livelli di coscienza.
Il livello di coscienza ordinario, quello in cui un individuo normalmente vive, è detto livello dell’ego. A questo livello il corpo è solo un qualcosa di cui soddisfare i bisogni e non si è connessi con la propria parte intuitiva, con la propria saggezza interiore, con la mente più vasta. In questo stato si ha una coscienza di sé priva di campo.
Il livello primitivo di coscienza, molto più emotivo e meno lineare con reazioni non pensate. Si può passare a questo livello di coscienza primitivo per colpa di un trauma, quando si perde di vista la propria identità, ma anche a causa di un innamoramento o quando si è preda di un forte entusiasmo. Il livello primitivo può essere funzionale in quanto creativo e generatore di una nuova identità, ma è portatore di un’energia incontrollata. Questo è uno stato privo di autocoscienza.
Il grado di coscienza più alto, in cui si è in grado di eccellere, è quello generativo. È in questo stato che possono avvenire le trasformazioni, che si accede ad una saggezza ancestrale e al coraggio necessario per impugnare le sfide. È in questo livello di coscienza che un individuo oltrepassa i suoi limiti, sviluppa un sé interiore più ricco, crea qualcosa di nuovo. Questo è uno stato di compartecipazione conscia al tutto. Per portarsi a questo livello di coscienza occorre partire dal corpo.
Ora tory realizza il suo lavoro quando é perfettamente centrato, in simultaneo ascolto di sé e fuori di sé, su uke. Tory é rilassato ma non abbandonato, e in relazione con uke contribuisce a creare e fa parte di un campo. Le stesse identiche considerazioni valgono per uke e i due vengono a trovarsi così in una condizione generativa e più o meno
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consapevolmente realizzano qualcosa di nuovo, una nuova conoscenza, che non termina dopo la fine del trattamento, ma prosegue in una elaborazione interiore in ciascuna delle tre menti.
A complemento della definizione normativa citata in incipit, per quanto detto, lo shiatsu é un intimo e rispettoso contatto con se stessi e con l'altro, complementare ed egualitario, una forma profonda di comunicazione non verbale, una fiduciosa danza di distanze, di richieste e di permessi accordati e talvolta respinti, la cornice entro cui é possibile scoprire o ritrovare il proprio centro ed acquisire nuova consapevolezza di sé, del proprio corpo e delle proprie emozioni e sensazioni, una relazione generativa tra due persone che ha effetti prolungati oltre il termine del loro incontro.
Quando lo shiatsu si realizza, si realizza un atto d'amore, dove l'amore é inteso nella sua accezione più vasta.
Tuttavia agli inizi e nel mezzo di un percorso formativo lo shiatsu non si realizza facilmente, si impara per prove ed errori: In qualità di tory, inizialmente si é troppo concentrati su se stessi e sulla memoria di cosa "bisogna fare", in un secondo momento l'attenzione é troppo su uke così che la postura, il controllo di sé e, di conseguenza, la pratica ne risentono. Il lavoro allora diventa occasione e utile esercizio di centratura. Man mano che si pratica, la giusta condizione si trova più spesso e per periodi più lunghi e si affina una sensibilità di ascolto verso uke guadagnando la sensazione di ciò che lo shiatsu é e può realizzare. Specularmente anche in qualità di uke si impara a ricevere: se l'attenzione é rivolta su tory, ad esempio per mantenere una forma di controllo, si perde l'esperienza del trattamento; se invece é troppo su di sé non si apprezza il contatto, la cura, la relazione che si è creata, si può ostacolare il lavoro rifiutando la guida di tory, ad esempio non adeguando il respiro oppure contraendo i muscoli. Se invece uke trova il giusto centro asseconda la guida di tory e assorbe e "legge" ciò che il trattamento va a smuovere.
Con la pratica, riconoscendo i propri errori e affinando la tecnica, aumenta la sensibilità rispetto alle proprie sensazioni e a quelle dell'altro, per cui ci si rende conto che un gesto che susciti anche il minimo turbamento non è solo una indelicatezza ma la rottura di un equilibrio delicato, una "pericolosa" variazione di stato, una perdita di senso. Eppure sul riconoscimento dell'errore é necessario riacquisire il centro, tornare al presente, sgombrando la mente dal pensiero dall'accaduto e da ciò che potrebbe andare male. Per questo occorre che la mente si focalizzi sulle mani, su ciò che è sotto di esse, sullo stato di uke, sul corretto procedere della pratica.
Così semplicemente accade che durante il trattamento si perda e si riacquisisca il centro più volte: questo è il simbolo perfetto di ciò che avviene nel vivere quotidiano, dove diventa possibile trasporre e applicare la capacità di riguadagnare velocemente il centro (accorgendosi di averlo perduto), acquisibile e allenabile con lo shiatsu.
Ancora: con la pratica si fanno i conti con le proprie rigidità somatiche e mentali, talvolta con le eccessive flessibilità, col dolore e con fastidi dovuti a posture non adeguate, incidendo sulla buona riuscita del trattamento e dell'ascolto centrato. Anche questo sfocia in una presa di coscienza sul proprio stato fisico e mentale diventando territorio di lavoro e di miglioramento progressivo di sé.
Dunque nello shiatsu, che si giochi il ruolo di tory o di uke, un avversario c’è (nelle arti marziali si denomina come uke), ma è un avversario interiore, un avversario dal volto velato. Come a dire che in un concetto di benessere integrale, olistico, non si può non essere parte attiva poiché passa attraverso la conoscenza e il dominio di sé e non può essere affidato solamente a dispositivi o interventi esterni.
Gianluca Arena
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